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Cirrosi epatica: le nuove frontiere della medicina illustrate nel Congresso con il prof. Svegliati Baroni

4' di lettura Senigallia 20/10/2022 - La cirrosi epatica rappresenta l’evento finale di tutte le malattie croniche di fegato, indipendentemente dalla loro eziologia. In precedenza legata soprattutto alle epatiti virali non curate, le cause oggi più comuni di cirrosi epatica sono rappresentate dall’abuso di alcol e dalle malattie metaboliche (diabete, obesità, dislipidemia).

La cirrosi epatica può decorrere asintomatica per lunghi periodi, anche per decenni, e poi andare incontro ad episodi di scompenso (dovuti ad un progressivo deterioramento della funzione epatica). La cirrosi epatica è tra le prime 5 cause di morte nei soggetti in età a maggiore attività produttiva (25-54 anni), superiore a quelle di altre malattie molto diffuse come infarto del miocardio, malattie cerebro-vascolari, diabete mellito, broncopneumopatia cronica ostruttiva e insufficienza renale cronica. La cirrosi epatica si può complicare per comparsa di versamento ascitico, encefalopatia epatica, emorragia da varici esofagee, per le quali l’unico trattamento curativo è il trapianto di fegato. Circa 1.000 pazienti con cirrosi epatica ricevono ogni anno un trapianto di fegato in Italia, e le Marche rappresentano una Regione dove può essere ottimizzato il percorso di gestione clinica del paziente con cirrosi epatica scompensata sia per le dimensioni del territorio che per la storica gestione multidisciplinare di queste patologie presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Torrette.

Le terapie per ciascuna specifica complicanza (emorragie digestive, ascite, encefalopatia epatica) devono essere valutate e somministrate secondo specifiche indicazioni, che derivano dalle linee guida internazionali, per migliorare morbilità e mortalità nei nostri pazienti, nonché per salvaguardare la qualità di vita dei pazienti. Le più recenti novità nei percorsi in atto presso gli Ospedali Riuniti di Ancona per i pazienti con cirrosi epatica scompensata saranno l’oggetto del Congresso (21 e 22 Ottobre) organizzato dal Dr. Candelari, Direttore della Unità di Radiologia Interventistica, dal Prof. Svegliati Baroni, Professore Associato in Gastroenterologia dell’Università Politecnica delle Marche e Responsabile della Unità Danno Epatico e Trapianti, in collaborazione con FADOI Marche (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti).

“Scopo del Congresso – psiega il Prof. Svegliati Baroni - sarà quello di condividere tra i Medici Marchigiani, assieme ai più importanti esperti nazionali, le modalità più recenti di trattamento del paziente con cirrosi epatica scompensata, per avviarlo verso un percorso virtuoso che eviti i processi dell’ ’’over- e dell’undertreatment”. Fino a qualche anno fa, i pazienti cirrotici si dividevano in compensati e scompensati, due grandi calderoni. Ora ciascun paziente con cirrosi scompensata deve essere gestito in modalità specifiche a seconda delle caratteristiche di severità dello scompenso, in strutture con diverse intensità di cura. Questo concetto è fondamentale per evitare trattamenti “eccessivi” o, al contrario, non abbastanza intensivi. Non dimentichiamoci poi che, in teoria, ogni paziente cirrotico al di sotto dei 70 anni di età, andrebbe valutato per trapianto di fegato, e questa terapia va sempre tenuta in considerazione”. Presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ancona infatti opera l’unico Centro Trapianti della Regione, diretto dal Prof. Vivarelli, ai migliori livelli in ambito nazionale.

Negli ultimi anni si sono sviluppate nuovi trattamenti per la gestione del paziente con cirrosi epatica, come gli specifici trattamenti antibiotici, i farmaci per migliorare la funzione piastrinica, i famraci antineoplastici per il tumore del fegato Tra le novità più importanti, si parlerà degli aspetti riguardanti il posizionamento della TIPS (shunt porto-sistemico transgiugulare, Transjugular Intrahepatic Porto-Systemic Shunt), “un intervento ormai di routine – come sottolinea il Dr. Candelari - presso gli Ospedali Riuniti di Ancona. Il posizionamento di questo stent a livello del fegatocorregge l’aumento della pressione a livello della vena porta, da cui derivano tutte le complicanze del paziente cirrotico. Questo è un intervento che ha un preciso posizionamento nel percorso di cura del paziente con cirrosi epatica scompensata, proprio per ottenere quegli obiettivi sopra indicati (riduzione della morbilità e mortalità, miglioramento della qualità della vita). Può essere un intervento “salva-vita”, come nei pazienti con severe emorragie, e richiede una attenta valutazione multidisciplinare da parte dell’epatologo, del cardiologo, del radiologo, dell’anestesista. La gestione multidisciplinare è ormai una conditio sine qua non per la corretta gestione del paziente con cirrosi epatica scompensata”.









Questo è un articolo pubblicato il 20-10-2022 alle 11:31 sul giornale del 21 ottobre 2022 - 414 letture

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