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I regimi fiscali del trading online, scopriamoli

4' di lettura Senigallia 10/06/2020 - Negli ultimi anni e già dall’inizio del 2000 su internet uno degli argomenti più discussi è il trading on line. A livello elementare fare trading significa vendere un prodotto ad un prezzo più alto rispetto a quanto lo abbiamo comprato.

In questo senso il motto del buon trader sarebbe “compra a poco vendi a tanto”. Grazie ad una tecnologia sempre in espansione, grazie ad internet e ai social che sempre di più hanno fatto parte della nostra vita, la professione del trading on line è sempre stata più conosciuta e sempre più accessibile ad un elevato numero di persone.

Fare trading on line significa iscriversi ad una piattaforma, aprire un conto(spesso prima demo e poi reale), mettere dei fondi e iniziare a “commerciare”, che altro non significa che speculare sui prezzi degli strumenti finanziari presenti nelle piattaforme come:valute, azioni, indici e altro, provando a guadagnare il più possibile, in poco tempo, riducendo al massimo le potenzialità di perdita.

Fin qui tutto bene, ma la diffusione del fenomeno ha portato anche degli aspetti negativi: profittatori che hanno usato le persone e le loro incompetenze per guadagnare,nonché l sviluppo dello stereotipo del trading come attività facile e alla portata anche di chi non studia e si informa.

Questo ha creato una sorta di stereotipo negativo (conscio e inconscio) che ha associato il trading al mondo delle scommesse, del gioco d’azzardo.

Chiaramente l’unico modo per combattere questo stereotipo è quello di “professionalizzare” sempre di più il trading, dando spazio ad esperti nel campo che possano formare persone disponibili ad apprendere con consapevolezza, gradualità e serietà.

Internet può essere sicuramente un mezzo utile per consigli sul forex validi e chiari.

Quali sono i regimi fiscali che un trader può scegliere?

Da qualche tempo è cresciuta l’esigenza da parte dei trader di avere informazioni riguardanti l’aspetto fiscale della disciplina. Questo servirà loro per potersi approcciare al trading in maniera legale, etica e professionale, anche dal punto di vista fiscale.

Prima di parlare dei due possibili regimi concepiti dal legislatore, dobbiamo comprendere che tipi di reddito può portare, operare all’ interno delle piattaforme di trading on line.

Troviamo due tipi reddito: i cosiddetti redditi di natura finanziaria che sono prodotti dalla differenza tra l’acquisto e la vendita di strumenti finanziari, che in gergo tecnico viene chiamata plusvalenza. Questa ultima si realizza quando la vendita di un prodotto finanziario ci porta una somma più alta. rispetto a quella che avevamo investito al momento dell’ acquisto.

Un’altra possibile fonte di reddito proveniente dal trading riguarda i cosiddetti redditi di capitale che sono in sintesi proventi derivanti da rapporti di finanziamento o che arrivano da capitali finanziari di partecipazione.

Per quanto riguarda le aliquote sulle rendite finanziare negli ultimi anni ci sono stati vari cambiamenti. Dal 2014 si sono stabilizzate al 26 per cento, a parte i titoli di stato che stanno al 12, 50 per cento.

Quale è il soggetto che deve calcolare , dichiarare e versare le imposte? In tal senso il legislatore ha fornito due possibilità al trader di adempiere ai suoi obblighi fiscali. Queste due possibilità si traducono in due tipi di regimi fiscali possibili:

1) Regime dichiarativo: in sede di apertura di conto di investimento il trader che sceglie questo regime avrà l’obbligo l’anno successivo, tramite il Modello Unico, di presentare la dichiarazione dei redditi. All’interno della stessa dovrà inserire dati relativi ai prodotti finanziari con i quali ha operato , oltre al calcolo di plusvalenze e minusvalenza realizzate nell’anno fiscale.

2) Regime amministrato. Nel caso scelga questo regime il trader può delegare il suo broker di fungergli da sostituto d’imposta, delegando tutta la completa gestione fiscale. Per poter agire come sostituti d’imposta i broker devono essere abilitati fiscalmente in Italia.

Uno dei vantaggi di questo regime è quello di rimanere anonimi e quindi fuori da monitoraggi fiscali; un altro vantaggio è il non doversi preoccupare di tutti quegli aspetti burocratici e fiscale che possono risultare noiosi.

Alla fine sembrerebbe che il regime dichiarativo è quello più conveniente, perché permette di rimandare il versamento delle imposte e gestire autonomamente plusvalenze e minusvalenze. Naturalmente per i trader, che hanno un conto con molte operazioni, conviene rivolgersi ad un commercialista specializzato nel tema.






Questo è un articolo pubblicato il 10-06-2020 alle 08:51 sul giornale del 10 giugno 2020 - 87 letture

In questo articolo si parla di economia, redazione, articolo

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