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'Sul filo delle guerre', incontro con Pino Scaccia e Giorgio Pegoli

Pino Scaccia e Giorgio Pegoli 3' di lettura Senigallia 13/08/2011 -

“Sul filo delle guerre” è il titolo di un incontro organizzato per le ore 21.30, di mercoledì 17 agosto, nella centralissima piazza Roma di Senigallia, dove il giornalista della RAI Pino Scaccia presenterà due suoi volumi di successo: “Lettere dal Don” e “Shabab”.



Assieme a Scaccia sarà presente sul palco di Piazza Roma, il fotoreporter Giorgio Pegoli, che è da tanti anni amico di Scaccia e protagonista con lui di viaggi e reportage. Alla voce di Mauro Pierfederici sarà affidata la lettura di alcuni suggestivi brani tratti dagli scritti di Scaccia, mentre scorrerano sullo schermo fotografie di guerra scattate da Giorgio Pegoli. L’amicizia tra Pegoli e Scaccia è stata ricordata da quest’ultimo in uno scritto (“Testimoni”), che rievoca il primo incontro ad Abu Dhabi, quando Scaccia era reduce da un mese a Kabul e Pegoli era pronto a imbarcarsi per l’Afghanistan. Scaccia ha raccontato anche i successivi incontri con Pegoli a Zagabria, base per visitare i mille paesi devastati della guerra nei Balcani, e ancora nella valle del Don, in Russia e Ucraina. “Strano mestiere il nostro, sostiene Scaccia, riferendosi anche a Pegoli. Un mestiere dove ci sono testimoni che sulla soglia dei sessant’anni abbandonano un placido posto come Senigallia per fermare gli attimi della storia. Ma guai se non ci fossero. Infatti hanno detto a Sarajevo che se non ci fosse stata la "press" l'eccidio sarebbe continuato all'infinito. Un merito pagato, non è un modo di dire, con il sangue”.

Parlando del suo libro Lettere dal Don, Pino Scaccia ha spiegato di aver deciso di tornare in Russia esattamente vent’anni dopo. Sia nei sotterranei che nelle campagne, per vedere cos’è cambiato. La prima operazione, negli archivi, stavolta è risultata quasi proibitiva perché dopo l’ubriacatura immediatamente post-comunista è tornata in maniera forte l’abitudine sovietica di soffocare la libertà d’informazione. Più facile, e assai redditizio, è stato il viaggio nella valle del Don, dove il cambiamento sociale è stato clamoroso, e dove la ricerca dei dispersi in guerra continua con immutata emozione. E forse, più di allora, è stato facile raccogliere storie dirette. Molti testimoni sono ancora vivi. Ma bisogna sbrigarsi, non c’è più molto tempo: i loro racconti presto saranno gli ultimi. Molta attesa c’è per il libro, di grandissima attualità che Pino Scaccia presenta a Senigallia, intitolato Shabab. Shabaab in arabo significa letteralmente gioventù. Gli shabab, dunque, sono i giovani. Sicuramente sono diventati i protagonisti della rivolta in Libia, il nocciolo duro che ha innescato l’insurrezione. Per Gheddafi sono estremisti di al Qaeda “in preda ad allucinogeni sciolti nel Nescafé”.

Per il presidente americano Barack Obama sono invece ragazzi “alla ricerca di un modo di vita migliore”. Tutti rigorosamente volontari, fra i giovani guerrieri. C’è di tutto: dai teppisti di strada agli studenti universitari, dai disoccupati agli operai. Ma anche mercanti ed ex soldati, tutti con i calci dei fucili (così come le facce) dipinti di rosso verde nero, la bandiera pre rais. Il loro modo di combattere spesso è più rumoroso che concreto: vanno al fronte cantando e sparando in aria, su e giù per il deserto sugli improvvisati gun-wagons, i pick up su cui sono montate alla buona le mitragliatrici. Una volta ne ho visti quattro con un solo kalashnikov, se lo passavano. Certamente non sono soli. Ci sono religiosi e probabilmente qualche jihadista come istruttore. Ma, oltre all’irresistibile entusiasmo giovanile, la loro molla è la rabbia che cresce ad ogni lutto. “Non sappiamo ancora come finirà” ha scritto Scaccia, “ma cerchiamo di capire almeno come, e perché, è cominciata”.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 13-08-2011 alle 15:48 sul giornale del 16 agosto 2011 - 1131 letture

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In questo articolo si parla di cultura, attualità, musinf, giorgio pegoli, guerra, pino scaccia

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