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Ricerca e sperimentazione: i fotografi del manifesto Passaggio di frontiera

macchina fotografica 3' di lettura Senigallia 09/04/2010 - Le origini. Il novecento fotografico italiano ha consegnato all’arte contemporanea un certo numero di autori di cui si ricorderanno opere e vicende artistiche.

Sono stati individuati i presupposti culturali, ambientali, e sociali che hanno permesso a ogni singola storia personale di nascere e di svilupparsi, e sono ben note le principali scuole di pensiero che si sono confrontate e succedute nel corso dei decenni, consentendo alla fotografia italiana di recuperare gran parte del gap culturale accumulato fino agli anni quaranta nei confronti soprattutto delle avanguardie statunitensi. Spesso in antitesi tra loro – è lapalissiano l’esempio della contrapposizione tra la visione formale, chiarista e crociana della “Bussola” di Giuseppe Cavalli e quella neorealista low-key della “Gondola” di Paolo Monti – ognuna di queste correnti ha di fatto esplorato porzioni limitate dell’universo fotografia. Insegna la storia di colui che è all’unanimità considerato tra i più grandi della fotografia del ventesimo secolo, Mario Giacomelli, che un artista non può sentirsi assoggettato a vincoli di etichetta, pena la rinuncia pregiudiziale di una cospicua parte della propria autonomia espressiva.


Allievo di Giuseppe Cavalli, scoperto e consacrato da Paolo Monti, sostenitore del racconto fotografico di Luigi Crocenzi…: La trasversalità artistica di Giacomelli ha fatto del suo “realismo magico” l’icona della incatalogabilità secondo i cliché figurativi con i quali ancora oggi parte della critica si propone di ingabbiare le proposte emergenti. Un quarto di secolo dopo il “Misa”, satellite della “Bussola” in terra marchigiana concepito e diretto da Cavalli, in un panorama fotografico frammentato in una moltitudine di associazioni che raccolgono gli operatori dei vari livelli della fotoamatorialità, nasce nel 1978 a Senigallia il Centro Studi Marche, dapprima come associazione culturale spontanea, successivamente divenuto Società Cooperativa. L’imprinting culturale del neonato gruppo è dato dalla presenza nella sua orbita gravitazionale di personalità di spicco del mondo della fotografia quali, tra gli altri, Enzo Carli, Mario Giacomelli e Gianni Berengo Gardin. Nel Centro Studi Marche confluiscono le istanze “indipendentiste” della Bussola (attraverso una rilettura e una rivalutazione dell’opera di Cavalli, nonché l’adesione di personaggi che hanno vissuto in prima persona l’esperienza del Misa come Ferruccio Ferroni e, in maniera un po’ più traumatica, lo stesso Mario Giacomelli), le istanze neo realiste e post-impressioniste della Gondola (Gianni Berengo Gardin), il modo di raccontare per immagini della scuola fermana del CCF di Crocenzi e Guidi, le ricerche post-concettuali e la consapevolezza critica di Carli; le sperimentazioni grafiche di Luigi Erba, il reportage interiorizzato di Paolo Mengucci, la lirica dal sapore neodecadentista di Sofio Valenti, la “contaminazione” con le altre espressioni dell’arte moderna di Giorgio Cutini, nonché, trasversale e sfuggente a tutto, “il realismo magico” di Mario Giacomelli.


Un serbatoio culturale vasto e fortemente eterogeneo quello del Centro Studi Marche, che tuttavia poggia su una base di ampie convergenze in materia di autonomia espressiva, di interiorizzazione della visione fotografica, di impegno nella ricerca e di rigore intellettuale. L’attività del gruppo spazia tra momenti di auto-etero-formazione, con sistematici confronti e scambi di esperienze; momenti di divulgazione, con pubblici dibattiti, pubblicazione di testi, seminari, presentazione di autori; momenti di proposizione, con mostre fotografiche collettive e personali. Un centinaio di manifestazioni di rilevanza nazionale, dal 1982 al 1994, sono a testimonianza di un attivismo culturale che non trova precedenti nella fotografia italiana.


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Questo è un comunicato stampa pubblicato il 09-04-2010 alle 16:19 sul giornale del 10 aprile 2010 - 1294 letture

In questo articolo si parla di cultura, fotografia, enzo carli, macchina fotografica





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