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Estensione: le fotografie di Daniele Duca

3' di lettura Senigallia 18/12/2008 - Daniele Duca presenta una serie di fotografie, un percorso occasionale, sugli oggetti che si utilizzano abitualmente nella pratica di vita quotidiana e che sono dotati di un surplus di senso estetico.

La fotografia di Duca sublima questi oggetti di uso comune, privandoli della banalità dell’osservato. Un recupero gestaltico dell’oggetto e delle sue funzioni originarie e simboliche, accentuato dall’epos dell’Autore che, proteso alla ricerca del fascino essenziale, toglie orpelli dell’anonimato, a favore del design e della funzione. Duca opera una decontestualizzazione dell’oggetto e una traslazione di significato, dilatata dalla collocazione spaziale ed accentuata dalla caratterizzazione foto-grafica dell’indistinto, del movimento, del chiaroscuro che, unite alla particolare posa ed angolazione di ripresa, contribuiscono ad una sorta di animazione dell’inanimato – (da “Oggettivazione”, un percorso dell’immaginario reale di Daniele Duca all’Università di Camerino, 1995).


Gli “utensili semplici” per intenderci circoscritti a simulazioni empiriche, in senso comune tolgono oggetti dalla natura per portarli all’uomo. Daniele Duca ha progettato un percorso visivo operando una decisa diluizione e frammentazione di alcuni utensili semplici trasformati in stereotipi del consumo, instaurando con essi un profondo senso simbolico. Immagini anche dell’astratto pubblicitario, rafforzate dalla diluizione, dal ribaltamento del piano sequenza, dalla dilatazione, che rappresentano il modo in cui Duca esprime, oltre l’oggettività della rappresentazione, la propria interiorità simbolica. Il ritratto di Daniele Duca sull’inanimato è in realtà inteso come costruzione metaforica di valore; come attribuzione di surplus di senso come provocazione semiotica, come incitamento fantastico, come costruzione di un apparato significante che abbatte la funzione d’uso dell’oggetto rappresentato per ulteriori significati. Con la stessa curiosità Daniele Duca opera un transfert anche sull’organico, quindi con l’identica necessità di congelare quello che la fotografia riesce a mantenere, per incernierarne nel ricordo, il senso e nello stesso tempo perpetuarne il gioco che se pure già visto, non passa inosservato soprattutto quando la rappresentazione ci induce a forme originali e innovative come il piano ripresa che evidenzia il rilievo materico del torsolo, come metafora e captazione dell’ “objet trouvé”.


Se restiamo nel potere del gioco Daniele Duca ha progettato un percorso visivo in movimento, operando una decisa diluizione e frammentazione di alcuni utensili semplici trasformati in stereotipi del consumo, instaurando con essi un profondo senso simbolico. Immagini anche dell’astratto pubblicitario, rafforzate dalla diluizione, dal ribaltamento del piano sequenza, dalla dilatazione, che rappresentano il modo in cui Duca esprime, oltre l’oggettività della rappresentazione, la propria interiorità simbolica, animando gli utensili, costruendo un mondo a parte, un fumetto tra riproduzione e espressione di inerti che travolge gli esseri umani da sempre al centro dello schermo. Con risultati differenti e con effetti singolari, la sua curiosità l’ha spinto ad indagare sulla materia, agitata da decise gradazioni timbriche ed infine sul ritratto umano, come se volesse attribuire a questa esperienza, il ruolo di collante e di coesione nel percorso di provocazione visiva.








Questo è un comunicato stampa pubblicato il 18-12-2008 alle 01:01 sul giornale del 18 dicembre 2008 - 2891 letture

In questo articolo si parla di cultura, fotografia, enzo carli





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