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Alla Rotonda la danza avvicina le culture

rotonda 3' di lettura Senigallia 23/06/2008 - Un momento di riflessione sul dialogo tra le culture e per mostrare le proprie esperienze di approfondimento culturale attraverso la danza e la musica. Si è svolto sabato 21 giugno alla Rotonda a Mare di Senigallia il convegno internazionale “Educare gli adulti al dialogo interculturale attraverso danze e musiche etniche, popolari e tradizionali: risultato di una sperimentazione europea (Italia, Germania, Bulgaria, Grecia)”.

Organizzato da progetto A.C.I.D.E., finanziato nell’ambito del progetto dell’Unione europea Socrates Grundtvig, il convegno ha riunito maestri di danza e musica e coordinatori di centri giovanili da tutta Europa, che hanno raccontato l’esperienza con i propri allievi durante la fase di sperimentazione. Il progetto A.C.I.D.E ha infatti visto l’attivazione negli ultimi due anni di più di 30 laboratori interculturali di danza e musica popolari e tradizionali tra Italia, Bulgaria, Germania e Grecia, e ha mostrato come la danza e la musica possono essere strumenti educativi per il dialogo interculturale.

I fondi europei servono anche per progetti come questo che aiutano l’integrazione tra culture diverse in un’Europa che diventerà sempre più multi etnica. Ecco perché l’esperienza di tutte queste persone è importantissima dal punto di vista sociale”, ha commentato Maurizio Mandolini, dirigente dei Servizi alla persona del comune di Senigallia. “L’esperienza del nostro centro giovanile è più che positiva e rientra nell’ottica della comprensione e dello sviluppo delle conoscenze delle culture europee e extra europee”, ha detto Deyan Yankov Yanev, direttore del Centro Giovanile di Haskovo (Bulgaria).

Il nostro progetto ha un concetto di etnico come tradizione popolare e quindi è etnica la nostra musica, quella bulgara”, ha aggiunto Dorina Anastasova Indzhova (Centro giovanile di Haskovo). E questo perché la musica non è solo divertimento, ma anche un modo per conoscere le atre culture e per imparare al lavoro di insieme. “Musica non è solo suono – spiega Zuleika Magnari (Associazione baobab di Pescara) -, ma è un armonico insieme di suoni: noi siamo 5 ballerine e 10 musicisti e ci sentiamo una vera tribù”.


Antonella Vento (Associazione “Non canto per cantare” di Senigallia), invece, ha pensato all’idea del coro sostenibile: “Noi adattiamo le canzoni al contesto in cui suoniamo. Ho pensato al nostro laboratorio di coro, che ha la sede nel quartiere del Porto della città con forte densità migratoria, come a un coro sostenibile, ossia attento a tutte le differenze culturali e capacità di ognuno. Ho lavorato molto partendo dalle rappresentazioni sociali per una nuova idea di immigrato. Noi cantiamo in cerchio: siamo tutti uguali e il direttore non è sopra gli altri ma è un facilitatore della musica”.


E se il ballerino e coreografo bulgaro Tahir Sali ha approfondito le radici storiche e culturale del flamenco spagnolo, il suo collega Adailton de Souza ha studiato un modo per unire danza classica e africana. “Nella prima – spiega – il ballerino ha il baricentro alto, mentre in quella africana basso. All’inizio questo era un problema, poi ho trovato un modo per unire le due discipline e le due tecniche. Anzi una compensa l’altra. Abbiamo proposto questa sintesi nelle scuole professioniste per sensibilizzare i genitori alla cultura afro e brasiliana. Abbiamo decostruito la danza africana, insomma”.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 23-06-2008 alle 01:01 sul giornale del 23 giugno 2008 - 1248 letture

In questo articolo si parla di cultura, danza, rotonda, acide





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