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Spiaggia di velluto a colori....o forse no!

5' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Si a colori! Mi guardo attorno e non vedo colore. Solo quelli che la natura ci regala. E sono magnifici!. Romantici, suggestivi, evocativi. Nessuno credo voglia cancellare la realtà di questa cosa. Ma...
La natura ci regala ciò che possiamo ammirare con gli occhi ciò che il destino o le nostre scelte ci hanno riservato il privilegio di vivere in questo posto.

da Patrizia Tardelli


Bene. Allora in un pensiero quasi infantile (adoro i bambini quando escono con battute o osservazioni istintive che fanno rabbrividire anche gli ultracentenari) mi chiedo se questa scelta di estrema sobrietà delle spiagge, con tutti quegli stabilimenti balneari amorfi, così uguali e quasi tutti dello stesso colore, non sia deprimente per un turista che parte da casa e vuole trovare un luogo vivo che non gli ricordi il grigiore della sua quotidianità. Forse sto esagerando, non so. Chiunque potrà correggermi. So che si danno molto da fare sia l’Amministrazione Comunale che gli operatori turistici perché questo luogo sia pieno di attrattive, ospitale e gradevole per i turisti, dunque i loro sforzi tendono ad un unico obiettivo: la ricerca di vantaggi che si possano distribuire equamente tra tutti, residenti e vacanzieri, perciò io considero il territorio di Senigallia come l’interno di un negozio che contiene tutti i beni e i servizi di cui un cliente può godere e la spiaggia la sua immensa “vetrina”.

La “vetrina“ ha innumerevoli variabili a seconda di ciò che si vende all’interno: sobria ed essenziale per un prodotto garantito dalla firma, colorata, allegra, attraente, a volte conturbante come una bella donna, per tutti quei prodotti che devono essere consumati velocemente senza dare il tempo di pensare se effettivamente servono. Con questo spirito dovrebbe essere una spiaggia: colorata, attraente, allegra, coinvolgente, calda come il calore del sole. Capace di catturare lo sguardo dei passeggeri della nave che passa e farne deviare la rotta, tanto la “vetrina” chiama presso e dentro di lei.
Quelle casette di legno bianche coloriamole allora! Coloratele! Sembrano tutte tele bianche con la cornice che attendono di essere dipinte: con segni bizzarri, con i colori dell’estate. Per suggestionare, per catturare, per rallegrare, per cancellare il grigiore da cui si fugge, per far sognare, per incantare e chissà quant’altro ancora.

Pensate che tutto questo esca fuori dal codice del bon-ton? Allora cerchiamo di ricordarci una cosa: quella linea che vediamo di fronte a noi, l’orizzonte, non è la fine della terra. La terra non è piatta. Se la superassimo non cadremo nel vuoto. Ci accorgeremmo semplicemente di scoprire qualcosa di nuovo. Forse più bello, più gradevole e gratificante. Allarghiamo i nostri orizzonti mentali, i nostri punti di vista.
Quello che ho scritto è una semplice osservazione, ma anche una ferma e decisa provocazione. Fermatevi un momento a rifletterci su. Ponete la questione tra di voi o a chi di dovere. Non voglio muovere le vostre coscienze, casomai il vostro interesse. Osservate la foto di questo stabilimento balneare di Riccione. Vi assicuro che le auto rallentavano, si fermavano e gli occupanti scendevano perché attratti dalla spettacolarità delle decorazioni. Quindi consumavano: quella “vetrina” assolveva alla sua funzione.

Poi un’altra cosa: percorrendo il lungomare dalla Rotonda in direzione di Ancona si vede che, per una parte del tragitto, ogni attività commerciale ha le sue insegne, sia per le attività sulla strada che per ciò che rimane nascosto alla vista. Il tutto naturalmente per catturare l’attenzione e l’interesse dei passanti, come è giusto che sia. Come naturalmente corretto e giusto sarà stato per ognuna di esse il percorso burocratico cui avranno dovuto sottostare per essere istallate. Ad un certo punto però questi richiami non ci sono più. Sommariamente conosco le motivazioni, normative dell’Amministrazione Comunale. Ma perché? Perché chi è situato in una zona più centrale, che già gode di questo fatto e quindi è più appetibile può far incetta di messaggi pubblicitari, mentre gli “altri”, più lontani dal centro, rintracciabili solo se conosciuti personalmente, non possono godere dei frutti di una pubblicità maggiormente visibile? Cos’è una specie di punizione? E’ forse meglio vedere lungo le strade tutti quei cartelli scritti a mano che pubblicizzano ‘attività”? Oltre tutto da quello che ho potuto sperimentare personalmente per un cartellone amovibile, appoggiato a terra e che veniva tolto durante la notte, è stata fatta una contestazione al commerciante.

Ma cosa deve fare un commerciante per attirare la clientela, se non “ scioccare con effetti speciali” il turista o il cliente? Voi direte farsi la pubblicità in altre forme. Bella scoperta! Ritengo che la forma diretta sia la migliore per queste attività. Per quelle zone lontane dal centro ci sono degli impedimenti burocratici? Vincoli di leggi sul territorio? Basterebbe cambiare qualche parolina nelle normative esistenti. Senza spese. Il tutto organizzato con le stesse regole cui deve sottostare chi già può usufruire di questo tipo di pubblicità. Il movimento è vita, la staticità è morte.








Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 22 febbraio 2007 - 3332 letture

In questo articolo si parla di turismo, spiaggia, patrizia tardelli





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