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la storia ritrovata: Quando le suffragette conquistarono l'inghilterra

6' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
"La militanza per noi era una boccata di aria fresca nella nostra vita protetta e soffocante, che ci portava un po’ d’avventura e di passione…..il movimento significava per le donne la scoperta della propria identità e questo dava un senso alla propria vita, ci dava una sensazione di potere, una volontà incredibile e faceva sparire il vecchio senso di inferiorità".

Margaret Thomas Mackworth

di Paolo Battisti
[email protected]


Il 13 ottobre 1905, Christabel Pankhurst e Annie Kennedy si recarono a Manchester ad una riunione del partito liberale. Motivo della visita era domandare a Sir Edward Gray se il suo partito avrebbe accettato di sostenere un progetto di legge per accordare il diritto di voto alle donne. Sir Gray non rispose e loro si rifiutarono di andarsene fino a che non avrebbe ottenuto una risposta.
A causa di questo “affronto”, vennero arrestate e poi incarcerate nel giro di pochi giorni.
La pubblicità (in gran parte sfavorevole) fatta su di loro attirò comunque nuove reclute e suscitò un entusiasmo senza precedenti in favore del diritto di voto alle donne.
In brevissimo periodo migliaia di donne si convertirono e consacrarono tempo, denaro ed energia a questa causa.
Era nata la militanza.



La Pankhurst sferrava i suoi attacchi politici su due fronti, sia rivolgendosi direttamente al Governo, per esigere che il diritto di voto per le donne venisse inserito nel programma del partito liberale, sia servendosi il più possibile della pubblicità derivante dalle azioni delle sue “suffragette”, che sovente conducevano all’incarcerazione e a uno stato di martirio provvisorio.
Nel corso del decennio che precedette la Prima Guerra Mondiale, le donne misero in piedi e fecero letteralmente vivere il loro primo grande movimento di massa.



A partire dal 1906, le militanti decisero di trasferire la loro Women’s Social and Political Union (WSPU) a Londra, per essere più vicine al Parlamento e ai centri di potere. La WSPU attirava donne di tutte le età, più o meno evolute in campo politico. Le giovani, le nubili e le prive di esperienza erano nel complesso quelle più attive. Volevano un cambiamento immediato e non si curavano delle riforme che venivano accordate alle donne col contagocce.
In meno di tre anni, il numero dei salariati permanenti della WSPU passò da 1 a 75; le sole quote assicuravano un’entrata di 18000 sterline.
La WSPU organizzava migliaia di riunioni, improvvisava discorsi, sfilava dietro pittoreschi stendardi e faceva vendita militante del settimanale “Votes for Women” in tutta l’Inghilterra.
Fino a metà del 1909, le militanti si limitavano ad interrompere gli oratori del Partito Liberale, esigendo che il partito sostenesse un progetto di legge per il diritto di voto alle donne.



Visti i scarsi risultati, nel giugno 1909 si procedette ad un brusco cambiamento di rotta: le militanti cominciarono a legarsi alle finestre degli uffici ministeriali, ottenendo che 108 venissero arrestate. La maggior parte delle donne venne rilasciata, ma una di loro intraprese il primo sciopero della fame, in segno di protesta contro il rifiuto opposto dal ministero dell’Interno di concedere loro lo status di prigioniere politiche.



Nel luglio del 1910, la Camera dei Comuni adottò un progetto di legge, detto della Conciliazione, in favore di un diritto di voto limitato per le donne, con una maggioranza di 139 voti, ma le divergenze tra la Camera dei Lord e quella dei Comuni portarono allo scioglimento del Parlamento.
La base della WSPU si spazientì; dopo la dispersione brutale delle partecipanti durante una manifestazione, le suffragette (il 18 novembre 1910, il cosiddetto venerdì nero), si fecero sempre meno illusioni sul Parlamento e sugli uomini in generale.
Quindi, alla fine del 1911, ripresero sistematicamente la loro tattica principale, che consisteva nel rompere i vetri.
Il 5 marzo 1912, dopo la loro seconda incursione nel West End, la polizia fece irruzione nella sede dell’Unione.
Christabel Pankhurst fuggì a Parigi, da dove diresse la WSPU fino all’inizio della Prima Guerra Mondiale.
Da quel momento, la WSPU rimase un’organizzazione semiclandestina, la cui sede e vicepresidenza cambiava continuamente. Per due anni le suffragette perseguirono una politica sempre più estrema, fatta di incendi volontari e di vetri rotti, malgrado il clima intorno si facesse sempre più ostile. La piccola banda di militanti della WSPU venne presa in un ingranaggio di incendi volontari, arresti, scioperi della fame. Funzionante come una piccola squadra di guerriglia, le suffragette si privarono sempre più non solo dei difensori – non violenti – del diritto di voto alle donne, ma anche dell’opinione pubblica, del governo, del mondo.
Aderire al WSPU significava aderire ad un’armata spirituale. Il linguaggio, l’iconografia e il comportamento dei membri della WSPU erano quelli di un’armata in guerra con la società. Christabel Phankhurst evocava sempre la battaglia, la guerra contro il Partito Liberale e la necessità di una disciplina militare. La loro “uniforme” – vestito bianco e sciarpa tricolore – rendeva le loro manifestazioni qualcosa di colorato che simbolizzava la presa – anche se provvisoria – dello spazio degli uomini. Tra il 1906 e il 1914 oltre mille donne si fecero la galera per essersi battute in favore del diritto di voto alle donne; migliaia d’altre furono arrestate.
Quando scoppiò la guerra, nel 1914, Christabel Pankhurst scrisse su “The Suffragette” che la guerra era la “...vendetta di Dio su coloro che mantenevano le donne in schiavitù” e invitò le aderenti alla WSPU a continuare la lotta per la causa e per le donne. Poi, bruscamente, il 15 agosto, Emmeline Pethick Lawrence (una delle più insigni rappresentanti della WSPU) diffuse un messaggio che esortava i membri della WSPU a mettersi a disposizione del loro Paese per combattere la minaccia tedesca.



La loro militanza non aveva permesso alle donne né di ottenere il diritto di voto, né di raggiungere l’obiettivo di rigenerare la società. Ma non erano state totalmente sconfitte: avevano dato al pubblico una nuova visione della società e delle donne. Si erano sacrificate per accedere a nuovi spazi, in se stesse e nel mondo esterno. Dopo la Prima Guerra Mondiale, quando, grazie al diritto di voto limitato che era stato loro accordato (potevano votare le donne che avevano compiuto il trentesimo anno d’età), le donne ebbero accesso alle responsabilità pubbliche, crearono un’associazione, la Suffragette Followship, per preservare i loro antichi ideali.
Le suffragette ebbero ragione nel conservare la loro memoria e nel trasmetterla alle generazioni future. Anche se restano poche tracce della storia delle donne, quelle delle suffragette non sono mai state cancellate.
Grazie anche al loro contributo, l’Inghilterra, oltre ad essere identificata come patria del suffragismo, è stato il primo grande paese europeo indipendente a raggiungere la piena uguaglianza dei sessi in materia di diritto di voto.
Per la cronaca, le donne inglese ottennero il diritto di voto alle stesse condizioni degli uomini nel 1928.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 14 gennaio 2006 - 41398 letture

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