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Ipotesi sul rogo dell'Api

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Gli esperti tentano di spiegare l'incidente della raffineria di Falconara dello scorso 8 settembre.

di Silvia Piermattei
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La prima ipotesi degli amministratori della raffineria per spiegare l'incidente, è stata quella di una manovra errata di un autista dell'autocisterna, ma in quel momento gli autisti non stavano effettuando nessuna manovra, erano tutti fermi per caricare.
Ora le possibili spiegazioni sono diverse, dalla fuga di gas, ad una serpentina difettosa del serbatoio TK145, alla possibilità che sia entrata dell'acqua nel serbatoio di bitume.

Fra gli operai che lavorano all'Api era un luogo comune considerare l'area, dove è contenuto il bitume, come una della più sicure.
Il bitume è difficilmente infiammabile, ma viene mantenuto ad alte temperature da una serpentina attraversata da un olio combustibile.
Nel caso in cui si fosse verificata un'avaria nel sistema di riscaldamento, il liquido che fuoriesce dalla serpentina è altamente infiammabile.
Questa è una delle ipotesi, ma i periti che lavorano al caso stanno valutando anche la possibilità che una fuga di gas in un'altra area della raffineria.
Sicuramente nel serbatoio di bitume le temperature sono molto elevate ed è possibile che l'incendio e l'esplosione siano stati innescati dal gas.
Oltre a queste ipotesi si sta valutando la possibililtà che, in qualche modo, dell'acqua sia entrata nel serbatoio TK145; gli esperti affermano che ne sarebbe bastata una piccolissima quantità per far aumentare di volume il bitume e per far esplodere la cisterna.

La relazione dei vigili del fuoco servirà alla procura per portare avanti le indagini, ma per ora si può valutare solo che l'incidente avrebbe potuto avere conseguenze molto peggiori.
Il serbatoio TK145 è praticamente saltato in aria ed è ricaduto a fianco del serbatoio TK167, di dimensioni molto più grandi e che avrebbe potuto esplodere di seguito al primo.
Fortunatamente questo non è avvenuto.
Il bitume rovente fuoriuscito dal primo serbatoio si è sparso per tutta l'area coinvolta dall'incidente.
Sebastiano, Parisse, 49 anni, di Porto Potenza Picena, ha perso la vita nell'esposione.
Il suo corpo è stato sommerso dal bitume ed è stato ritrovato solo alcune ore dopo l'incidente.
Le condizioni di Nicola Cilli, uno dei tre camionisti rimasti feriti, rimangono gravi.
L'uomo, trasferito d'urgenza all'ospedale di Padova per le gravi ustioni riportate, è ancora attaccato al respiratore nel reparto rianimazione e la sua prognosi è riservata.
Per Marcelo Pelaez la prognosi è di 10 giorni, mentre Mauro Cameruccio è stato già dimesso.

Per gli operai della raffineria non è stato facile tornare a lavoro il giorno dopo l'incidente, la tensione per la tragedia, il dolore per la perdita di un collega e il timore per la sicurezza dei lavoratori sono forti.
E' stato indetto uno sciopero da tutti i sindacati per lunedì 20 settembre.
Tutte le categorie si sono mobilitate per l'accaduto e le adesioni allo sciopero saranno elevate.

Il sogno della sicurezza dell'impianto si è trasformato in un dramma.
La Regione ha ordinato un'ispezione per controllare le condizioni dell'impianto.
Nel luglio del 2003, appena un anno fa, era stata firmata la proroga della concessione per l'Api, valida fino al 2020.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 13 settembre 2004 - 1583 letture

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