statistiche accessi

x

La musica verso la Pasqua

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Associazione Corale "Luigi Tonini Bossi" chiede di poter interpretare il REQUIEM di G. Faure' nella Chiesa dei Cancelli, magari la domenica delle Palme.


Requiem di Faure’ : tenerezza e serenità dinanzi alla morte.
Nella tradizione cristiana il momento della morte è spesso associato con l’immagine del giudizio: è un pensiero che evoca terrore, paura, timore perché chiunque sa di avere chiuso i conti in rosso, essendosi in qualche modo approfittato di quanto gli è stato donato. In realtà, nel giardino dell'Eden il Padre si presenta ad Adamo ed Eva non per giudicarli – come vuole una versione che si è depositata nell'immaginario collettivo – ma esortandoli piuttosto a non avere paura. E il nostro Papa, dal balcone di San Pietro la sera della sua proclamazione, ripeteva come primo messaggio lo stesso concetto: non abbiate paura.
Anche in musica il Requiem riflette sul mistero della morte. Nel giorno del Venerdì Santo, Gesù muore, ucciso da altri uomini. È il preludio buio, eppure grandioso, del momento della Resurrezione, quando cioè l’uomo è reso libero. Libero dal peccato che è schiavitù. Ed è schiavitù proprio nel senso letterale del termine: il peccato – da cui siamo liberati – è qualcosa ormai di intollerabile, inaccettabile. Noi dobbiamo solo rendercene conto.
Il Requiem di Gabriel Fauré è musica che esprime la morte e il suo mistero con le parole della tenerezza e della serenità. Il 12 luglio 1902, all’indomani della sua prima esecuzione, così Fauré si difese proprio dal rimprovero di avere scritto un’opera di spirito pagano: «Si è detto che l’opera non esprime il terrore della morte, qualcuno l’ha chiamata una berceuse funebre. Ma è così che io sento la morte: come una lieta liberazione, un’aspirazione alla felicità dell’aldilà e non come un trapasso doloroso».
Il Requiem è l'opera più famosa di Fauré: dolcezza espressiva, intimità assoluta, purezza melodica, soave semplicità, abbandoni lirici, colori pastello. Arpeggi di arpa, assoli intonati dai solisti, canoni sostenuti da armonie nel registro grave, cori di purissime voci bianche, “cadenze à la Fauré“ con riprese del canto modale gregoriano.
«È una concezione vicina a certe tenerezze di San Francesco o del vangelo di San Giovanni piuttosto che a San Bernardo o al Bossuet» spiega Nadia Boulanger che ha ben conosciuto Fauré e che ha inciso il Requiem nel 1968.
Il Sanctus, il Pie Jusu, l'Agnus Dei, In paradisum sono i momenti più alti dell'opera. In quest'ultimo compare Lazzaro. La sublime melodia in Andante Moderato, con gli angeli e i martiri alle porte della Gerusalemme Celeste, accoglie l'anima donandole la pace eterna insieme a Lazzaro, reminiscenza struggente del pianto tutto umano del suo amico Gesù.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 28 gennaio 2004 - 2259 letture

In questo articolo si parla di





logoEV
logoEV
logoEV