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il messaggero: 'E' lui, l'uomo che ha preso il taxi'

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 - Il confronto all'americana ha avuto esito negativo per Ivan Vukas, riconosciuto dalla testimone come l'uomo che salì sul taxi di Guazzarotti.

Presunto assassino, ma senza volto per l'obiettivo dei fotoreporter. Che anche ieri mattina si sono dovuti accontentare di una busta di plastica, stavolta gialla, quella che gli copriva il capo al suo ingresso nella saletta gip per il confronto all'americana. Dalla quale è uscito ancora più teso che al suo ingresso, visto che quella che sembra la test chiave del delitto del tassista davanti allo "Snoopy", non ha avuto dubbi nel riconoscerlo.
La signora, sui 40-50 anni, ha guardato bene i tre soggetti fermi in riga dietro lo specchio e ha indicato Ivan Vukas come l'uomo che alle 20 del 9 dicembre scorso salì alla stazione di Senigallia sul taxi condotto da Stefano Guazzarotti.
Il quale 45 minuti dopo venne freddato da tre colpi di pistola e ritrovato alle 4 del mattino seguente nella sua auto di servizio ferma davanti al night di Senigallia.
Vukas, croato, ex miliziano, descritto dagli inquirenti come una testa calda dal passato violento e rissoso, adesso nei guai ci è davvero fino al collo. A farlo affondare nelle sue probabilissime responsabilità di killer, c'era già l'arma del delitto, la Tokarev russa che gli era stata trovata addosso quando appena 48 ore dopo l'omicidio era stato ammanettato alla stazione Fs di Falconara.
Anche se manca ancora l'esito della "prova del nove", ovvero dei test comparativi del Dna volti a dimostrare che il sangue reperito sui suoi pantaloni e sul suo maglione è lo stesso della vittima. E per la verità manca ancora un movente più credibile di quello di una semplice lite, per il prezzo troppo alto della corsa, con un tassista al quale, tra l'altro, non è stato poi rubato nulla.
Felpa e pantaloni scuri, accompagnato da tre agenti di polizia penitenziaria, Vukas è arrivato al secondo piano del Palazzo di Giustizia anconetano poco dopo mezzogiorno. In tanti ad attenderlo per il riconoscimento con le modalità dell'incidente probatorio (valore di prova al processo): l'avvocato difensore Annalisa Marinelli, il pm Bilotta, il gip Grassi, i legali di parte lesa Mario e Alessandro Scaloni per la famiglia della vittima, l'interprete (che hanno partecipato all'atto); e poi diversi agenti di polizia giudiziaria in borghese e Claudio Impicci, l'investigatore privato ingaggiato dalla difesa. «Una difesa la cui linea (nonostante l'esito "incriminatorio" del confronto, ndr.) resta immutata - ha detto 40 minuti dopo l'avvocato Marinelli - Non sono affatto sconvolta dal risultato, ma arrabbiata sì, visto che i due poliziotti figuranti (coi capelli castani come Vukas, ndr.) avevano caratteri somatici troppo diversi dal mio assistito».
L'avvocato si era infatti vista bocciare poco prima la richiesta di far partecipare un quarto uomo scelto da lei, più somigliante a Vukas. Motivo: non dava garanzie sulla segretezza dell'atto. Che, una volta concluso, ha avuto un epilogo: la Marinelli si è intrattenuta sia col pm, che le ha illustrato alcune nuove iniziative d'indagine tecnica d'accusa, sia col gip al quale ha formalizzato una richiesta, anche questa tecnica, di un nuovo incidente probatorio.
Un accertamento la cui sostanza non è stata resa nota su cui la difesa e il suo consulente Franco Venanzi sembrano puntare molto. Una carta innocentista più sostanziosa di quella legata alla reale esistenza (ancora senza riscontri) dell'uomo da cui Vukas dice di aver ricevuto la pistola "già sporca"?
di Gianpaolo Milzi





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 21 gennaio 2004 - 2108 letture

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